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Pianeta anziani e pandemia, vittime ma anche protagonisti
L’Italia sta pagando un tributo altissimo alla pandemia Covid 19. Uno dei motivi è che il paese ha una popolazione avanti con gli anni, che in gran percentuale convive con patologie varie. Il 42.2% dei decessi si è avuta nella fascia di età tra 80 e 89 anni, mentre 32.4% erano tra 70 e 79, 8.4% tra 60 e 69, 2.8% tra 50 e 59 e il 14.1% sopra i 90 anni.
Il miracolo della longevità italiana, un mix tra costituzione genetica/ambiente e stili di vita/sanità/welfare, ora è in modo particolare sotto pressione. Ma c’è un’altra faccia della medaglia: pensionati e anziani protagonisti attivi sul campo con un alto senso civico mostrato durante l’emergenza pandemia.
<<È come Giano Bifronte il pianeta degli anziani di fronte al Covid 19. Da una parte vittime di una strage silenziosa, dall’altra protagonisti attivi sul campo>>. Roberto Pili, medico e presidente della Comunità mondiale della Longevità (CmdL) e di IERFOP, racconta il volto solidale dell’emergenza sanitaria.
<<Nel corso di questa drammatica situazione per il Covid-19, un considerevole numero anziani ha risposto alla chiamata alle armi contro il coronavirus – dichiara – medici, infermieri, scienziati e ricercatori in pensione si sono resi disponibili alle richieste di collaborazione, altri hanno offerto la loro disponibilità di impegno sociale nel volontariato, riorganizzando persino la produzione di dispositivi di protezione individuale, maschere e camici, e anche a fronte di un rischio di contagio per sé e per le loro famiglie, come testimoniano i tanti medici anziani morti sul campo>>.
Per Pili, fortunatamente, l’Italia può vantare una nutrita schiera di almeno 4 milioni di anziani, in quiescenza lavorativa per motivi anagrafici. <<Hanno energie, competenze e volontà per rientrare in gioco dal punto di vista produttivo e dare una mano al paese – sottolinea l’esperto – a questi si aggiungono il milione di anziani dediti al volontariato, rinforzandone la straordinaria rete sociale che il mondo ci invidia>>. Attivi e protagonisti, fragili e malati o disabili – come osserva Pili – il paese ha nei loro confronti un debito di riconoscenza sia economico ma soprattutto morale.
<<I nostri vecchi – riprende il presidente della CmdL – sono coloro che hanno vissuto il drammatico periodo della fine della Seconda Guerra Mondiale, è stato grazie ai loro sacrifici che si è potuto realizzare il boom economico italiano in grado di proiettarci tra le più ricche democrazie. Gli ultraottantenni e ultranovantenni rappresentano un riferimento importante e le loro convinzioni ideali, la capacità di sacrificio, ancor più il loro ruolo sociale, economico e culturale sono formidabili antidoti all’impoverimento sociale e antropologico che questa epidemia sta mettendo a nudo>>.
Per questo, suggerisce Pili, è necessario capitalizzare l’esperienza in corso e il ruolo giocato dai cosiddetti “pensionati” nella gestione dell’emergenza. <<E ragionare – chiarisce – per la ripartenza su una società “agefriendly” anche attraverso strumenti normativi specifici e dedicati che vadano a favore di una promozione del benessere per tutte le età>>.