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Gli anziani sono una risorsa: sbagliato rinchiuderli in casa
A parlarne sono gli esperti, il medico Roberto Pili e la psicologa Donatella Petretto, della Comunità Mondiale delle Longevità.
<<Sono doverosi alcuni spunti di riflessione sull’opportunità di escludere gli anziani di questo paese dalla Fase 2 della ripartenza, chiedendo loro di non uscire di casa, se non per motivi di necessità. Li vogliamo proporre con la speranza di riuscire a modificare scelte a nostro avviso incongrue che rischiano di abbattersi ingiustamente su milioni di cittadini, con costi economici e sociali insostenibili>>.
Ipotesi contestata
Il medico Roberto Pilii e la psicologa Donatella Petretto, della “Comunità Mondiale della Longevità” intervengono per contestare l’ipotesi della task force del Governo <<Penalizzare gli anziani “tout court”– scrivono – significa ignorare le evidenze scientifiche che fanno degli anziani in soddisfacenti condizioni di salute, soggetti capaci di resistere alla pandemia, non da mettere sullo stesso piano dei soggetti, a prescindere dall’età, affetti da malattie debilitanti>>.
Richiamati dalla pensione
Pili e Petretto sottolineano: <<Si ignora che già nella fase acuta della pandemia, tanti di questi anziani siano stati disperatamente richiamati, e si siano fatti trovare pronti, per lavorare nei ruoli più pericolosi, mostrando quanto fosse utile e necessaria la loro competenza, la loro energia e grande la capacità nell’affrontare emergenze sanitarie, sociali ed economiche. Pagando costi altissimi anche con la vita. Un esempio per tutti i medici e operatori sanitari in pensione che sono rientrati al lavoro per aiutare i colleghi. Ancora: <<Le statistiche ci dicono che sono ben 4 milioni di anziani italiani che hanno una buona condizione di salute e che sono ancora in grado di dare una mano al Paese. Eppure qualcuno vorrebbe stigmatizzarli e segregarli sull’altare dell’ageismo, disfunzionale agli interessi generali>>.
Pagato costi elevati
I giorni della quarantena hanno già fatto pagare agli anziani, e quindi a tutti noi, prezzi altissimi dal punto di vista psichico, sociale e sanitario rendendoli, questo sì, più fragili. È ben conosciuto nella pratica medica il concetto: “Use it or loose it” (se non lo usi lo perdi), che indica l’importanza di esercitare le autonomie e le attività di vita quotidiana di base e strumentali, nonché la relazionalità e il ruolo sociale, perché non vadano perse o per non andare incontro a un impoverimento funzionale. Se nella fase acuta della pandemia, la segregazione e l’isolamento sono stati i grandi sacrifici degli anziani, come tutta la popolazione, hanno pagato per contenere i contagi e i particolari rischi in caso di infezione, ora servirà altro>>.
Consigli per gli anziani
I consigli del centro studi della Comunità della longevità: <<In questa nuova fase sarà importante individuare delle misure progressive di riduzione delle restrizioni che consentano agli anziani di riprendere rapidamente il loro ruolo, le relazioni e, soprattutto, le autonomie e la mobilità. Il proseguimento del confinamento a casa, oltre a comportare un grave danno sia a livello fisico (difficoltà motorie, perdita di funzionalità motorie, perdita di funzionalità muscolare, di competenze motorie, equilibrio, alterazione del sonno, modifica del metabolismo), psicologico (isolamento, solitudine, depressione) e sociale (si pensi alla perdita del ruolo nel contesto familiare) ci priverebbe del grande apporto materiale e immateriale dei tanti anziani sani e validi di cui il Paese oggi ha disperato bisogno>>.
Fonte: articolo pubblicato dall’Unione Sarda del 29/04/2020