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Il Covid insegna, “prevenzione arma vincente”
La pandemia da Covid-19 ha portato alla luce i limiti e le criticità di un approccio sanitario troppo orientato sull’attesa delle malattie e sulla cura, piuttosto che sulla prevenzione e la diagnosi precoce. Emerge dal saggio “Longevità nel benessere: sfide presenti e future”.
Il volume a cura di Roberto Pili, medico e presidente IERFOP e della Comunità mondiale della longevità (Cmdl) e di Donatella Petretto, ricercatrice dell’Università di Cagliari, edito da Aracne, affronta e sintetizza il lavoro di ricerca sulle popolazioni di longevi, con un focus su quelle sarde, ed evidenzia il forte intreccio tra genetica, costituzione, comportamento e nicchia ecologica.
“In un contesto di sostanziale indifferenza delle istituzioni nel promuovere stili di vita salutari – spiega Pili all’ANSA – il virus ha smascherato la limitatezza e i rischi di questo approccio. Chi è affetto da patologie croniche, non trasmissibili, sono infatti i soggetti più a rischio e più di altri possono sviluppare forme gravi di Covid-19. L’impasse del sistema sanitario, aggrava poi lo scenario – argomenta l’esperto – rendendo più difficile accedere alle cure necessarie per far fronte alle altre patologie”. I due studiosi mettono in rilievo gli impietosi dati statistici delle malattie che contribuiscono al decesso in caso di concomitante infezione da Covid: cardiopatie ipertensive (18%), cardiopatie ischemiche (13%), diabete mellito (16%), tumori (12%). “E’ il classico cane che si morde la coda – commenta Pili – e mostra con estrema urgenza la necessità di un cambiamento radicale di approccio alla salute che porti a consentire alle persone di poter agire attivamente e nella quotidianità per costruire la salute, individuale e di comunità, attraverso scelte comportamentali salutogene”.
Per Donatella Petretto “parlare di longevità, benessere, promozione e mantenimento della salute in un periodo difficile come questo può sembrare un ossimoro. Tutt’altro – sottolinea – siamo infatti convinti che la promozione della salute e dell’invecchiamento attivo siano la chiave di volta per abbattere i drammatici numeri che vedono il nostro paese in vetta in quanto a contagi e soprattutto a morti per Covid-19. La differenza tra l’Italia e gli altri Paesi – chiarisce la ricercatrice – la fanno i nove milioni di anziani affetti da patologie croniche degenerative su 60 milioni di abitanti”.
Sfogliando le pagine del saggio emerge con chiarezza come in questo momento diventi ancor più urgente parlare di medicina preventiva e proattiva, di potenziamento delle vaccinazioni per gli anziani, di stili alimentari salutari “in grado di regalare dieci anni in più di vita in salute, di attività fisica, di stimoli culturali – mette in evidenza Pili – il libro non ha la pretesa di offrire risposte a un problema di portata mondiale, ma può aiutarci a comprendere quanto si possa fare nel campo della promozione della salute”.
Fonte: www.ansa.it